Il sito di Passepartout è on line! L’accoglienza diffusa raccontata da chi ci abita e da chi ci lavora, in un viaggio di ritorno all’umanità.
Cos’è Passepartout? È un contratto di rete tra imprese sociali che si assumono impegni di responsabilità. Un’intesa volta a coniugare la forza di diverse esperienze nel settore dell’accoglienza e dell’integrazione di migranti e richiedenti asilo. Ognuno parte da competenze specifiche ma con un comune obiettivo: l’umanità che ritrova se stessa e la propria vocazione di conoscenza e condivisione.
Non a caso la rete nasce da Casa Chiaravalle: edifici e ettari di terreno vengono sottratti alla criminalità organizzata per riconvertirli in spazi di condivisione culturale e sociale, dove famiglie intrecciano le proprie vite all’insegna di integrità individuale e collettiva. Da lì, le cinque realtà, Genera, Fuoriluoghi, Progetto Integrazione, Tuttinsieme, la Cordata, hanno risposto all’appello che le famiglie dell’hub rappresentano: bypassare il rischio di ghettizzazione mettendo a frutto risorse e strutture di ciascuna impresa sociale.
Perché l’accoglienza si realizzi appieno è necessario che le famiglie e i singoli trovino una “casa” in modo da consentire nuovi immaginari per le proprie vite, ed è proprio in ciò che si racchiude l’apporto filosofico di Passepartout. L’accoglienza diffusa permette infatti di scavalcare questo gradino che fa la differenza tra la vita con dignità e l’anonimato da emarginazione.
La Rete ragiona come soggetto consapevole del proprio ruolo sociale. Ha una visione complessiva della società e delle sue specifiche caratteristiche. Come il singolo impara a raggiungere con le proprie forze le piccole e grandi tappe del vivere in una comunità, anche la Rete di imprese sociali persegue obiettivi progressivi e distribuisce gli sforzi su ogni suo membro.
#BackHuman
La rappresentazione mediatica dello “straniero” ha raggiunto ormai una connotazione fortemente negativa, al punto che il richiamo delle varie istituzioni al valore dell’accoglienza cade nel vuoto come una mera formula di circostanza. Oggi viviamo il dramma di una società divisa e disincantata dove le caratteristiche principali della “comunità umana” sembrano smarrite. Durante la prima metà del Novecento fu esattamente l’indifferenza il morbo attraverso il quale la civiltà ha visto il proprio declino, passando da una disumanizzazione fatta del non-rinoscimento del proprio simile: disconoscimento dell’umano. Così il collega, il vicino di casa, persino il parente infermo divengono qualcosa da cui estraniarsi per preservare se stessi; in pratica siamo spaventati dalla scommessa rappresentata da condivisione ed empatia. Lo “straniero”, il “migrante”, giunge al termine di questa catena, caricandosi della responsabilità di tutti i nostri problemi sociali.
Allora sorge per noi la necessità di riallacciare un rapporto autentico con gli elementi che compongono la nostra quotidianità, integrando gli elementi meno confortanti. Appunto in questo dimora il cuore pulsante di Passepartout: riscoprire, anzi, ritornare alla dimensione umana, tornare a quel piano di interazione cruciale per sfuggire al deperimento della nostra identità. Quindi “accoglienza” elevato da concetto politico ad elemento costitutiva del nostro essere animali sociali. Ma è un luogo disertato da molto tempo, purtroppo. Facciamoci ritorno! #BackHuman
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